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Meno giorni in ospedale, ma solo nei reparti per acuti. Il caso USA.

14.07.2017
Sigot

 

Un recente articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine (Home-to-Home Time, Measuring What Matters to Patients and Payers), indica che negli USA, così come anche in Italia, la durata media dei ricoveri nei reparti per acuti risulta ridotta rispetto al passatopassando infatti da una media di 10 giorni del 1983 ai 5,1 giorni del 2013. Ciò, secondo Barnett, Grabowski e Mehrotra, è legato alla profonda necessità di ottimizzare le sempre più limitate risorse economiche disponibili, al bisogno di decongestionare i pronto soccorso e all’esigenza di ridurre i rischi connessi a ricoveri prolungati: infezioni nosocomiali e danni iatrogeni. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti che accede nei reparti per acuti ha un’età >65 anni, con importanti comorbidità e un certo grado di complessità e instabilità clinica che vanno a delineare quello che è il profilo dell’anziano “fragile” e pertanto molti pazienti, dopo pochi giorni di ricovero, non sono ancora pronti per essere dimessi a domicilio. Alla luce di ciò, secondo l’articolo, gli ospedali americani (come quelli italiani) hanno cominciato ad avvalersi sempre più spesso e con numeri sempre maggiori delle strutture post-acuzie che fungono da ponte tra gli ospedali per acuti e il ritorno a casa. Negli ultimi 30 anni i pazienti assistiti da Medicare, dimessi da un ospedale e ricoverati in una post-acuzie, sono così passati dal 5 al 20%. Il risultato finale è che il tempo home to home, ovvero il tempo che intercorre dal ricovero al ritorno a casa, non si è ridotto ma al contrario è in leggero aumento, passando da 11,1 a 11,7 giorni e ad essere cambiato, secondo gli autori, è solo il “luogo” dove vengono somministrate le cure: dall’ospedale alle post-acuzie. Le implicazioni che ne derivano sono certamente positive: meno congestione nei reparti per acuti, meno rischi connessi all’ overcrowding, cure personalizzate basate su un’accurata valutazione multidimensionale. Tuttavia l’altra faccia della medaglia indica un possibile abuso delle post acuzie sia in termini di appropriatezza che di durata del ricovero. Infatti, negli USA, le strutture di post-acuzie sono rimborsate per giornata di degenza e il rimborso combinato di Medicare, dal 2004 al 2011, per i ricoveri in ospedale e in post-acuzie è aumentato del 9,9%. I payers, percependo tutto ciò, stanno valutando nuove ipotesi di pagamento basate su una quota fissa per singolo episodio di cura o per tutte le cure che il paziente riceverà nell’arco di un anno. Questo, inevitabilmente, richiederebbe una sempre più stretta collaborazione tra ospedali e post-acuzie, finalizzata a definire nuovi criteri di valutazione sugli esiti complessivi del ricovero e sposterebbe tutta l’attenzione sul tempo home-to-home che, come concludono gli autori, potrebbe fornire importanti indicazioni su come conciliare i nuovi modelli di pagamento, l’efficienza delle cure e una sempre migliore assistenza ai pazienti.