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ISTAT: NEL 2016 AUMENTA LA SPERANZA DI VITA DEGLI ITALIANI

26.10.2017
Sigot

L’Istat ha appena pubblicato il suo report circa gli indicatori di mortalità della popolazione residente, indicando un aumento della speranza di vita dopo il picco di mortalità registrato nel 2015.








Nel 2016, infatti, sono stati registrati oltre 615 mila decessi tra i cittadini residenti, 32 mila in meno del 2015 (-5%), passando da 10,7 individui deceduti ogni mille abitanti a 10,1 del 2016. La riduzione nel numero di morti risulta territorialmente omogenea, pur apparendo più ampia nel Nord-ovest (-5,6%) e nel Sud (-5,7%). Il tasso standardizzato di mortalità è pari all’8,2 per mille, in calo rispetto ai precedenti 4 anni, con valori più alti che si riscontrano nel Mezzogiorno (8,8 per mille) e in particolare in Campania (9,6 per mille) e in Sicilia (9 per mille). Grazie alle migliorate condizioni di sopravvivenza del 2016, secondo l'Istat, la speranza di vita alla nascita ha “completamente recuperato terreno dai livelli del 2015, marcando persino la distanza da quelli registrati nel 2014, ossia nell’anno precedente l’eccesso di mortalità”. Per il totale dei residenti l'aspettativa di vita alla nascita è di 82,8 anni (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014) e nei confronti del 2013 si registra un incremento di oltre sette mesi. Come di consueto la durata media della vita è più elevata per le donne (85 anni) ma il vantaggio nei confronti degli uomini (80,6 anni) si limita a soli 4,5 anni in più (4,8 nel 2013), “consolidando quel processo di avvicinamento della sopravvivenza di genere che a partire dal 1979 (6,9 anni la differenza uomo-donna) non si è mai interrotto”. A 65 anni l'aspettativa di vita arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013 ma con una differenza meno marcata tra uomini e donne (rispettivamente 19,1 e 22,3 anni). Rispetto a 40 anni fa la probabilità di morire a 65 anni si è più che dimezzata. L’aumento della speranza di vita nel 2016 rispetto al 2015 si deve principalmente alla minore mortalità delle età successive ai 60 anni e il solo abbassamento dei rischi di morte tra gli 80 e gli 89 anni di vita spiega il 37% del guadagno di sopravvivenza maschile e il 44% di quello femminile. Si registra, inoltre, una lieve riduzione delle diseguaglianze territoriali di sopravvivenza, che tuttavia permangono significative con valori massimi nel Nord-est e minimi, invece, nel Mezzogiorno. Sono 2,7 gli anni, secondo l'Istat, che separano le residenti in Trentino-Alto Adige, “le più longeve nel 2016 con 86,1 anni di vita media, dalle residenti in Campania che con 83,4 anni risultano in fondo alla graduatoria”. Tra gli uomini il campo di variazione è più contenuto, ed è pari a 2,3 anni tra i residenti in Trentino-Alto Adige (81,2) e i residenti in Campania (78,9). L’aumento della durata media di vita degli italiani, in virtù dell’ultima riforma pensionistica, implica - a partire dal 2019 - un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile, passando dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni e portando tale requisito ai livelli più alti in Europa.