News

Non più "Centri sociali per anziani" ma "Case di quartiere"

15.05.2019
Sigot

Bologna rinnova una tradizione che sotto le Due torri e' storica: lo prevede un progetto approvato dalla giunta comunale su proposta degli assessori Susanna Zaccaria (Quartieri), Giuliano Barigazzi (Welfare), Matteo Lepore (Patrimonio) e Marco Lombardo (Terzo settore). L'idea è "rispondere alle nuove esigenze dei cittadini - scrive Palazzo D'Accursio - nel segno del welfare di comunità". Il percorso sarà condiviso con i Quartieri e il Forum del Terzo settore, guidando così le nuove convenzioni che oggi sono in regime di proroga: in alcuni casi sarà valorizzato il ruolo degli attuali gestori, in altri si passerà per una fase di "riprogettazione". L'obiettivo è "portare nel futuro il patrimonio rappresentato dai centri socialI per anziani, salvaguardandone i valori e le energie più vitali - sottolinea il Comune- ma anche aprendoli ai nuovi bisogni e risorse della società, dopo avere studiato il "modello Barcellona" ed essersi confrontata con le esperienze torinesi". Nati per promuovere un ruolo attivo degli anziani, i centri sociali "perseguono da sempre l'obiettivo di prevenire fenomeni di emarginazione e valorizzare le potenzialità di iniziativa e di autorganizzazione dei cittadini", ricorda l'amministrazione. "Nel tempo sono diventate strutture nelle quali si esercitano molte funzioni di promozione sociale non più rivolte solo agli anziani - continua la nota - ma anche a tutte le fasce di età e alle diverse realtà sociali della città". Strada da portare avanti, per il Comune: "C'è bisogno di spazi che connettano i giovani con gli anziani, che facilitino l'incontro tra i cittadini, che diano vita ai territori. Spazi aperti, flessibili, a disposizione di più realtà, nei quali sperimentare forme di gestione collaborative". Proprio i Quartieri hanno collaborato con la Fondazione per l'innovazione urbana per realizzare una mappatura e un'analisi dei centri anziani. Per quelli che presentano un'organizzazione "solida e dinamica" e che rispondono "con efficacia al contesto socioterritoriale nel quale si trovano", l'iter per l'evoluzione in Casa di quartiere "dovrà valorizzare il ruolo dell'attuale gestore - spiega il Comune - per preservare il capitale sociale presente, facilitando così la transizione verso il nuovo modello, dunque in continuità con quanto già avviene oggi". Ci sono poi dei casi in cui il centro "ha bisogno di una riprogettazione complessiva perchè nel tempo la sua organizzazione è diventata fragile e fa fatica a rispondere alle esigenze dei cittadini - continua Palazzo D'Accursio - nonostante disponga di locali idonei a una pluralità di attività". In questi casi servirà una "coprogettazione ex novo cui l'attuale gestione, così come altri soggetti interessati, potrà contribuire con la sua esperienza e memoria storica". In entrambe le situazioni, si procederà tramite avviso pubblico e le proposte potranno essere presentate dalle associazioni iscritte nell'elenco comunale delle Libere forme associative, nel registro regionale delle associazioni di promozione sociale e in quello del volontariato. Le associazioni potranno anche fare da capofila di un gruppo di soggetti senza scopo di lucro e gruppi informali di cittadini. Il prossimo passo, spiega il Comune, è la costituzione di un tavolo di monitoraggio del progetto. Per illustrare il percorso verso le Case di quartiere, inoltre, è in programma un incontro pubblico per il 6 giugno al centro sociale Croce del Biacco, in via Rivani.

Fonte: Dire Salute