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Parkinson: individuato nuovo potenziale biomarcatore

13.04.2021
Sigot

Uno studio clinico pilota, condotto dalla Sapienza Università di Roma, dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università degli studi di Roma Tor Vergata, ha dimostrato per la prima volta un aumento della chemochina Prochineticina 2 (PK2) nel siero di malati di Parkinson, suggerendone un potenziale ruolo protettivo. Il lavoro, pubblicato su Movement Disorders individua la molecola sia come biomarcatore che come target farmacologico per lo sviluppo di terapie utili per la malattia di Parkinson.

In un nuovo studio tutto italiano, pubblicato sulla rivista Movement Disorders, è stato dimostrato per la prima volta un significativo aumento della chemochina Prochineticina 2 (PK2) nel siero di pazienti affetti da malattia di Parkinson.

Il team di ricercatori della Sapienza aveva già dimostrato, in diversi modelli animali di dolore infiammatorio e neuropatico, che lo sviluppo e la persistenza del dolore sono direttamente correlati all’aumento dell’espressione di PK2 sia a livello del sistema nervoso centrale e periferico che a livello dei granulociti neutrofili e macrofagi, importanti cellule del sistema immunitario. PK2 prodotta dalle cellule infiammatorie innesca l’ulteriore reclutamento di macrofagi e monociti e ne induce un fenotipo pro-infiammatorio. Oggi i nuovi risultati ottenuti suggeriscono che PK2 possa rappresentare non soltanto un potenziale biomarcatore precoce della malattia di Parkinson, ma anche un target farmacologico per lo sviluppo di terapie potenzialmente utili nella patologia.

Riferimenti:
Increase of Prokineticin-2 in Serum of Patients with Parkinson's Disease - Tommaso Schirinzi, Daniela Maftei, Massimo Pieri, Sergio Bernardini, Nicola B. Mercuri, Roberta Lattanzi, Cinzia Severini - Movement Disorders
DOI: https://doi.org/10.1002/mds.28458