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Presentati all’EASD 2019 i risultati dello studio VERIFY con la terapia combinata, vildagliptin e metformina

23.09.2019
Sigot

Presentati all’EASD 2019 i risultati dello studio VERIFY con la terapia combinata, vildagliptin e metformina, in prima linea per il diabete di tipo 2 e dello studio sul DAPA-HF: il farmaco anti-diabete dalla vocazione anti-scompenso cardiaco (anche se il diabete non c’è).


Importanti nuovi concetti sono scaturiti dai grandi trial presentati all’EASD e pubblicati in contemporanea sulle principali riviste scientifiche internazionali. Da una parte la maggior ‘durabilità’ dei target glicemici ottenuta iniziando il trattamento del diabete con una terapia di associazione, al posto della classica monoterapia con metformina (studio VERIFY); dall’altra un farmaco anti-diabete che si rivela le sue performance anti-scompenso cardiaco anche nei soggetti senza diabete, suggerendo così un nuovo posizionamento rispetto alle sue indicazioni terapeutiche, attualmente al vaglio delle autorità regolatorie internazionali (studio DAPA-HF).VERIFY è stato uno studio randomizzato in doppio cieco, di pazienti con nuova diagnosi di diabete di tipo 2 condotto in 254 centri in 34 paesi. Tale studio valutava l'efficacia del vildagliptin in combinazione con metfomina per il trattamento precoce del diabete di tipo 2. L'endpoint primario di efficacia era il tempo dalla randomizzazione al fallimento iniziale del trattamento, definito come raggiungimento del valore di HbA1c di almeno 53 mmol /mol (7.0%) in due visite consecutive programmate, a 13 settimane di distanza dalla randomizzazione. Una riduzione significativa del rischio relativo per il tempo al fallimento iniziale del trattamento è stata osservata nel gruppo di trattamento in associazione precoce rispetto al gruppo in monoterapia durante la durata dello studio di 5 anni. Entrambi gli approcci terapeutici erano sicuri e ben tollerati, senza risultati inattesi o nuovi sulla sicurezza e senza decessi correlati al trattamento in studio. Sebbene lo studio non sia stato potenziato per valutare gli esiti cardiovascolari, i ricercatori hanno visto come il controllo glicemico più intenso si traduca in un rischio ridotto di complicanze cardiovascolari. Tuttavia, questa evidenza si basava su un numero molto piccolo di eventi, al 2,4% nel gruppo di terapia di combinazione e al 3,3% nel gruppo di metformina. “La terapia di associazione fornisce dunque benefici di maggior portata e durabilità ai pazienti. Le attuali linee guida di trattamento del diabete di tipo 2 – ricorda il professor David Matthews, presidente dell’EASD - di iniziare con la metformina per poi passare ad un’intensificazione del trattamento ma questa strategia si è dimostrata inferiore, stando ai risultati di questo studio”. Il co-investigator Stefano Del Prato (Università di Pisa, Italia) ha sottolineato che l'analisi dei risultati macrovascolari era puramente esplorativa e avrebbe richiesto uno studio dei risultati dedicato, ma ha descritto il risultato come "intrigante", dato che i partecipanti allo studio VERIFY, con diabete molto precoce, sono sorprendentemente diversi dalle popolazioni ad alto rischio reclutate negli studi sugli esiti cardiovascolari che hanno dimostrato benefici cardioprotettivi per alcuni farmaci per il diabete. Del Prato ha anche osservato che ci sono molte altre possibili combinazioni di farmaci di prima linea oltre a vildagliptin e metformina. Per il ricercatore lo studio VERIFY potrebbe aver aperto una nuova era per le indagini su quale potrebbe essere il potenziale beneficio della terapia ipoglicemizzante in combinazione sui rischi cardiovascolari a cui sono soggetti i pazienti con diabete di tipo II. A tal proposito sono interessanti i risultati di un secondo studio presentato all’EASD 2019 sull’utilizzo del DAPA-HF. Questo studio, i cui risultati preliminari erano stati presentati un paio di settimane fa al congresso della società europea di cardiologia (ESC), viene di nuovo presentato all’EASD, arricchito di nuovi dati, in occasione della sua pubblicazione su New England Journal of Medicine. La prevalenza dello scompenso cardiaco nei soggetti con diabete di tipo 2 è circa il doppio che nella popolazione generale. Dapagliflozin appartiene alla classe degli SGLT-2 inibitori; gli studi clinici condotti con questa molecola hanno dimostrato che il farmaco non solo aiuta a tenere sotto controllo i livelli di glicemia ma migliora anche una serie di condizioni cardiovascolari. Studi precedenti avevano dimostrato come dapagliflozin fosse in grado di ridurre il rischio di comparsa di scompenso cardiaco; DAPA-HF è andato a valutare se il farmaco potesse essere utilizzato anche per trattare i pazienti con scompenso cardiaco già conclamato, in presenza di diabete o meno.

FONTE: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)32131-2/fulltext

FONTE: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1911303?query=featured_home