News

Problemi e prospettiva della domiciliarità. Il diritto di invecchiare a casa propria

12.11.2018
Sigot

Cresce il numero di anziani bisognosi di cure, ma diminuisce il numero dei caregiver famigliari, soprattutto le donne.

Gli anziani del futuro avranno pensioni più basse e questo inciderà sul mercato privato di cura. Una situazione che potrà compromettere seriamente il futuro dell’assistenza domiciliare degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. Con conseguenze gravissime per milioni di famiglie. E' il cuore della nuova ricerca Auser e Spi Cgil intitolata Problemi e prospettiva della domiciliarità. Il diritto di invecchiare a casa propria realizzata da Claudio Falasca, pubblicata da Liberetà e scaricabile su www.auser.it e www.spi.cgil.it.

La ricerca partendo dall’analisi del cambiamento demografico e la qualità e quantità dei servizi, sia pubblici che privati, che vengono offerti in Italia, costruisce una visione futura sulla Long Term Care (la cura a lungo termine), analizza il ruolo della famiglia e le diseguaglianze di reddito, per poi arrivare alle condizioni abitative e agli standard urbanistici.

La ricerca mette a fuoco inoltre molte proposte di soluzioni ai problemi sollevati, rilanciando il tema della longevità come una risorsa per l’intera comunità.

“Il cambiamento demografico, il numero delle persone non autosufficienti e i pochi servizi disponibili, ci dicono che intervenire sulla ‘domiciliarità’ è una strada obbligata - afferma il presidente Auser Enzo Costa - Invecchiare a casa proprie è un diritto che va garantito con una rete efficace di servizi sul territorio nel rispetto della persona in tutto l’arco della sua vita”.

“Siamo in presenza di profonde trasformazioni nella nostra società, prima fra tutte quella dell'invecchiamento della popolazione - sostiene il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti -. Quella della non autosufficienza è una vera e propria emergenza nazionale che riguarda da vicino non solo tanti anziani ma anche e soprattutto le loro famiglie. È uno dei grandi temi del nostro tempo, che la politica finora ha fatto però finta di non vedere. Serve una legge nazionale, servono risorse e serve ripensare il nostro sistema di welfare che altrimenti rischia così di non reggere”.

Per la prima volta nella storia, la popolazione urbana nel mondo ha superato la popolazione rurale. Nel 2014 la popolazione urbana ha raggiunto i 3.900milioni, pari al 54% della popolazione mondiale. Un cambiamento di grandissima portata, uno “squilibrio” che avrà conseguenze pesanti sulle politiche di welfare e sull’ambiente.

L’Italia è la punta di diamante del processo di trasformazione demografica, arrivando ad essere uno dei paesi più longevi del pianeta. Nel 2045 si prevede che le persone con più di 65 anni saranno un terzo della popolazione, il 33,7%. La popolazione totale diminuirà del 3,5% arrivando a 58 milioni e 600 mila e per il 78% sarà concentrata nelle città.

L’altro problema con cui fare i conti è l’aumento delle persone non autosufficienti. Anche se la longevità non significa automaticamente perdita di autosufficienza, l’analisi delle previsioni ci dicono che è da prevedere un aumento di 300 mila non autosufficienti al 2025, 1.250.000 al 2045 e 850.000 nel 2065.